DANESE MILANO LAMPADE E ARREDO
STORIA
La storia di Danese Milano coincide con quella del design italiano. Le fasi salienti, la maturità e le sfide di questa azienda testimoniano come la centralità del genio, la forza semantica degli oggetti, la qualità dei materiali con cui sono realizzati e la loro diffusione siano elementi costanti di un percorso che dal 1957 ha coinvolto i più importanti autori del design, dell’architettura e dell’arte del nostro tempo. I bisogni e i sogni dell’uomo così come il rispetto profondo per la sua intelligenza sono i valori che hanno spinto la creatività e sostenuto la sperimentazione di prodotti, metodi e processi nel complesso equilibrio tra cultura, autorialità e business.
MANIFESTO
Sin dalla sua fondazione negli anni Cinquanta Danese Milano è un'azienda che dà valore allo spazio. Lo fa con un catalogo di oggetti dirompenti. Lo spirito del tempo e la centralità dell'essere umano si riflettono nell'importanza che l'azienda assegna alla scelta degli autori che coinvolge. La qualità dei materiali che applica e la sintesi di forme raggiunte finora trascendono la stagionalità. La creazione di archetipi per la casa e per l'ufficio come la volontà di progettare oggetti contemporanei la cui innovazione non si diluisce nel corso della storia è il solco che Carlotta de Bevilacqua, amministratore unico di Danese Milano dal 1999, continua a tracciare, scegliendo di ridare prospettiva senza nostalgie a una storica azienda del design italiano.
La storia di Danese Milano è un racconto di cultura materiale, di funzioni suggerite, di pedagogie discrete e di pratica bellezza. L'eredità dei fondatori, con il lavoro svolto da Bruno Munari, Enzo Mari, Angelo Mangiarotti e Achille Castiglioni, si ritrova nel catalogo dove prosegue con i progetti di Matali Crasset, Elliot Erwitt, Marco Ferreri, James Irvine, Naoto Fukasawa, Martì Guixè, Jonathan Olivares, Paolo Rizzatto, Francisco Gomez Paz, Jean Nouvel e BIG. Danese Milano nel corso dei decenni ha assorbito i gesti artistici che avevano contraddistinto i suoi esordi per mischiarli e diffonderli nei metodi e nelle sfide che hanno sviluppato i nuovi prodotti. Così convivono e rappresentano l'energia di una visione contemporanea le edizioni di Mimmo Paladino, le soluzioni di Yves Behar fino alle recenti realizzazioni di Michele De Lucchi e Richard Hutten.
Nel 2017 e 2018 la direzione artistica del marchio è stata affidata a Ron Gilad che ha reinterpretato il logotipo, asciugato il catalogo generale e iniziato a ridisegnare collezioni di oggetti dedicati all'esaltazione di gesti minimi, all'evocazione di pratiche quotidiane dove la relazione uomo, spazio e progetto fosse all'insegna della poesia. La carica poetica, il gioco linguistico, la raffinatezza dei materiali esprimono lo spirito del tempo con forme e intuizioni. Nel 2019 con la direzione artistica di Giulio Iacchetti Danese prosegue questo percorso affrontando i diversi registri del progetto, dalla piccola serie alla dimensione industriale, senza perdere la spinta creativa né la versatilità di applicazioni in diversi contesti d'uso.